Le tue mani mi abitano

Una mamma finisce all’ospedale, in bilico tra la vita e la morte, la sirena spiegata dell'ambulanza, una cannula che le risale dentro la testa per aprire un’arteria ostruita. Una mattina di novembre Angela è intenta a preparare il pranzo quando il vento dell’autunno le soffia vigoroso dentro la testa portandosi via simmetria, parole e ricordi. …Chi lo dice che con l’ictus Angela non voglia ritrovare un nuovo modo di parlare, di vivere in maniera capovolta il tempo che le resta? Gli esperti dell’ospedale (tra cui la logopedista Bocca-di-pesce, la psichiatra Madama-so-tutto-io e la Dottoressa Nazzy) impiegano protocolli e pietre filosofali per curarla: ricette incontrovertibili con cui si annientano tutti i mali della Terra e che nessuno si può sognare di mettere in discussione. Teresa, la figlia che racconta ogni passaggio di questi tre mesi di ricovero, escogita il suo modo per sopravvivere a un simile dolore e apportare luce e colore nelle grige giornate della madre, immobilizzata dapprima in un letto e poi su una sedia a rotelle, azzardando ricette insolite, chiedendo aiuto alla fantasia di scrittrice e alle conoscenze di naturopata psicosomatico. Scoprendo dentro se stessa una forza inesauribile che la fa marciare ogni mattina lungo il corridoio del lamento; la stessa forza che l’ha portata a scrivere questo libro così politicamente scorretto e autoironico in cui ripercorre il passato della madre, la storia di una donna femminista (nei fatti più che nella forma) della seconda metà del Novecento, come se fosse una bimba irriverente a raccontare, divertita e divertente, che sa non prendersi troppo sul serio.