Liceo Classico Näytä suurempana

Liceo Classico

9788855352987

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42 Tuotteet

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2024-01-29

LICEO CLASSICO


Ha un fondo evidentemente autobiografico, il romanzo Liceo classico di Francesca Farina, originaria della Sardegna ma trapiantata prima a Siena e poi a Roma. Non meno di quanto autobiografica fosse la sostanza più profonda del precedente romanzo Casa di morti, edito come questo da Bertoni. Vi si narra una difficile “educazione sentimentale” (o se si preferisce, un faticoso “apprendistato”, per dirla alla Clarice Lispector), sulla scena di una “Città straniera”, di una realtà cittadina provinciale e refrattaria degli inizi degli anni Settanta del secolo passato.
Protagonista ne è una Ragazzina (proprio così, senza nome: come dire, una come tante, come tutte), che, alla ricerca di una sua forma, di una identità da costruirsi, sradicata com’è dalla sua Isola e dal suo originario contesto familiare e culturale, già di per sé arroccato in ritualità di anacronistico arcaismo, con figure come la Madre, perennemente scontenta, un Padre “riottoso”, dalla gelida e scostante severità, e Fratelli “indifferenti”, si ritrova immessa in un ambiente ostile, quanto mai freddo e competitivo (un esclusivo Collegio del centro Italia, il Liceo Classico del titolo), e alle prese con un sistema di studi e di rapporti tutt’altro che confacenti e all’altezza delle sue attese, che non fa altro che acuire i naturali bisogni di una ragazza come lei assetata di un “sapere” diverso in termini culturali e soprattutto umani.
Impreparata com’è a far fronte e districarsi in ambienti ostili e classisti, si ritrova ben presto a constatare la propria inadeguatezza a vivere, a stare sulla scena di un presente falso, fatto di vacuità e di finzione, di maschere, con compagne abissalmente diverse e insegnanti rigorosi ma quanto mai inadeguati alle sue domande e alle sue esigenze, tanto da ritrovarsi a poco a poco chiusa nella sua diversità e sensibilità di isolana e spettatrice impotente della propria stessa esistenza, incapace di una qualsivoglia reazione positiva, con la prospettiva di un fallimento scolastico inevitabile.
Per fortuna, che in tanto deserto a sostenerla, assieme al ricordo dell’Isola “indimenticata”, c’è la Poesia, che, come un “faro luminoso nella notte tenebrosa dei suoi istanti”, l’aiuta con la sua pratica “ineffabile” a sopravvivere e a salvarsi dal rischio dell’angoscia e dal progressivo scollamento da un ambiente che rifiuta e da cui, come per un inspiegabile senso di colpa, si sente rifiutata, come esplicitamente ammette (“Lei desiderava assurdamente soffrire e far soffrire, come per riscattarsi dalla colpa di esistere”). E con la poesia anche l’amore, il “primissimo amore”, quando incontra un “meraviglioso” Ragazzo (non meno di lei, anche lui senza nome), con cui intravede una possibilità di realizzazione di sé, di essere accettata e desiderata come Donna, Lei “esile e fragile”, in una relazione che si rivela esaltante, sì, ma ben presto problematica non solo per il carattere e il comportamento del Ragazzo ma anche per l’incomprensione e l’irrisione, da cui è fatta oggetto da parte della comunità collegiale. Così, Lei che potrebbe rivendicare per sé le parole del Leopardi del Primo amore “Solo il mio cor piaceami”, si ritrova ben presto immessa in un clima di cocente delusione, col “cuore” definitivamente ferito dalla vanità e dall’indifferenza del Ragazzo, che si rivela per quel che è, alla maniera di certi personaggi di Musil, “senza qualità”, diviso tra narcisismo e un’insanabile indecisione.
Francesca Farina, che già nel romanzo precedente Casa di morti aveva dato prova di sicure capacità di scrittura (con modelli del tipo di Garcia Marquez), ora al lettore di modelli ne fa aggiungere anche altri (penso a Pirandello e a certo Moravia), e soprattutto nella conclusione fa intravedere prospettive evolutive interessanti.

VINCENZO GUARRACINO

Francesca Farina
LICEO CLASSICO
Bertoni Editore,

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