Una donna in gabbia Näytä suurempana

Una donna in gabbia

9788831973755

Uusi tuote

Romanzo di Antonella Polenta

Tiedot

45 Tuotteet

14,00 € sis. alv

Tiedot

Nei cosiddetti anni di piombo (con un arco temporale che va dagli anni settanta agli ottanta del secolo scorso), in piena contestazione giovanile, rivendicazioni studentesche ed estremizzazioni concettuali e politiche, si delineano due figure femminili, molto diverse fra loro, seppur sorelle e con soli quattro anni di differenza. Una è integrata nel sistema e conformista, l'altra sempre in cerca di orizzonti libertari e impegnata a livello socio-politico. L'una coinvolta in una relazione con un francese schivo e riservato tanto da tenere nascosto il suo passato, l'altra libera da legami sentimentali. Le loro storie s'intrecciano e si dividono: ognuna percorre la strada più idonea al proprio temperamento, finché trascorsi degli anni si ritrovano a rivedere il proprio stile di vita e a imboccare percorsi diametralmente opposti, segregando l'una in uno spazio ristretto, scevro da qualsiasi forma di spregiudicatezza libertaria, e portando l'altra ad assaporare la libertà e a perseguire impulsi creativi. Nel romanzo s'innestano anche elementi di suspense e di mistero.

Arvostelut

Arvosana 
2021-07-29

un romanzo intimistico che apre a grandi riflessioni

La donna in gabbia di Antonella Polenta, Bertoni editore, è un romanzo allo stesso tempo lineare e complesso.
Appena terminato di leggere sembra di aver chiuso le pagine di un diario intimo e segreto che la scrittrice ha deciso di limitare a quegli che furono per Roma e per l'Italia intera i difficili “Anni di piombo”.
Due dei personaggi principali, di cui uno è Agave, la sorella della protagonista, sono strettamente correlati ai gruppi e ai movimenti politici che in quegli anni organizzavano stragi, attentati e omicidi mirati, tentando di destabilizzare un sistema politico “bloccato” che non riusciva a dare spazio alle forze rappresentative della classe operaia e renderle compagine di governo.
Va aggiunto che tutte le “pedine” del romanzo hanno alla fine un loro peso e una loro logica e diventano pezzi di una scacchiera in cui il gioco è rispondere ad un interrogativo che ciascuno dovrebbe porsi: capire se ha vissuto a lungo in una gabbia oppure si sente libero e padrone di se stesso.
In realtà scopriremo molto avanti, che la prima e vera “donna in gabbia” del romanzo è la madre di Léon, uno studente francese che Alina, la protagonista, conosce in maniera fortuita negli anni universitari e col quale nasce una relazione contorta e incerta. Fino all'arrivo di Carlo (quanto ho odiato da ragazzo io, molto affine a Lèon, tutti i Carlo del mondo prima di diventare uno di loro!), di professione reporter, almeno ufficialmente. Carlo rappresenta metaforicamente il chiavistello che libera Alina dalla sua gabbia, fatta di convenzioni e valori borghesi, trasformando una ex-studentessa confusa e indecisa su molte cose, in una donna consapevole della sua femminilità e delle scelte, dolorose ma necessarie, che farà per cambiare radicalmente la sua vita.
Il romanzo, quasi in contrasto con l'atmosfera intimistica e riflessiva di molte pagine, si basa su una prosa ben strutturata, matura e scorrevole, nonostante anche la scelta di un lessico non banale e di alcuni lemmi ricercati. D'altra parte l'autrice non fa nulla per nascondere la sua formazione classica, cui si affianca la competenza linguistica in altri settori, in cui la formazione di Antonella ha spaziato. Giustamente questo romanzo ha ricevuto molti riconoscimenti ufficiali. A me è servito per riflettere in che modo, pur restando lontano dal palcoscenico degli anni di piombo, la mia vita da crisalide nelle vesti di un Léon sia improvvisamente (si esce sempre all'improvviso da una gabbia, di cui si è consapevoli?) diventata farfalla nei panni di un Carlo.

Arvosana 
2021-05-25

Romanzo da leggere

Ho letto questo romanzo inizialmente nei ritagli di tempo, fra una pappa e un cambio di pannolino poi pagina dopo pagina diventando sempre più coinvolgente, interessante e piacevole, è diventata la mia lettura preferita nelle ore notturne. . Bellissimo piacevolissimo da leggere tutto ad un fiato! Consigliatissimo

Arvosana 
2021-05-03

Si può sempre uscire dalla propria gabbia d'orata. Volere e pote

Un romanzo davvero coinvolgente da leggere tutto ad un fiato perché racconta la storia di due sorelle Alina ed Agave appartenenti ad una famiglia medio borghese degli anni settanta, i così detti anni di piombo dove cominciano i primi atti di ribellione contro una politica gretta e una società legata a steriotipi ormai desueti. In questa cornice così particolare e segnata da vari avvenimenti storici, Alina, la sorella più piccola, voce narrante del romanzo, esprime tutto i suo disappunto contro la società in cui vive perché sentendosi una donna in gabbia vorrebbe cambiare tutto e tutti cercando di portare una rivoluzione. Ma spesso le rivoluzioni non sono semplici richiedono menti aperte e il coraggio di dire e fare ciò che si pensa. Insomma, un romanzo che è una vera e propria esplosione di sentimenti che tocca vari argomenti dalla politica alla filosofia, nonché l'arte e Dio.
Che dire leggetelo e non Ve ne pentirete.

Arvosana 
2021-05-02

Una donna in gabbia

Buongiorno Antonella Polenta
Ho terminato la lettura del tuo meraviglioso libro, UNA DONNA IN GABBIA.
L'alone di suspense, sin dall'inizio, incuriosisce molto.
Le due sorelle protagoniste, Alina e Agave, sono nettamente diverse nel modo di approcciare la vita, soprattutto in quegli anni detti "di piombo" , dove le contestazioni, anche violente, la facevano da padroni.
Le due ragazze ci rivelano i due modi di affrontare la ribellione di ideali socio-politici, specialmente giovanile.
Un susseguirsi di eventi e incontri sentimenali che segnano, inevitabilmente, le loro vite.
Ma alla fine si invertono i ruoli, e Alina, la donna più conservatrice, pacata, subisce un radicale cambiamento e, viceversa,
Agave pian piano abbandona l'istinto ribelle e velleità politiche, per rifugiarsi nei valori tradizionali della famiglia.
La figura di Leon e le sue dissertazioni filosofiche, oltre il mistero che lo avvolge, sono davvero accattivanti.
Non dico altro, per chi volesse leggere il libro e lasciargli la scoperta individuale.
L'ultima pagina, molto emblematica, mi ha fatto salire qualche lacrima agli occhi.
Bello, bello, bello.
Complimenti a te, Antonella!
Buona giornata!

Arvosana 
2021-05-02

Una donna in gabbia

Buongiorno Antonella Polenta
Ho terminato la lettura del tuo meraviglioso libro, UNA DONNA IN GABBIA.
L'alone di suspense, sin dall'inizio, incuriosisce molto.
Le due sorelle protagoniste, Alina e Agave, sono nettamente diverse nel modo di approcciare la vita, soprattutto in quegli anni detti "di piombo" , dove le contestazioni, anche violente, la facevano da padroni.
Le due ragazze ci rivelano i due modi di affrontare la ribellione di ideali socio-politici, specialmente giovanile.
Un susseguirsi di eventi e incontri sentimenali che segnano, inevitabilmente, le loro vite.
Ma alla fine si invertono i ruoli, e Alina, la donna più conservatrice, pacata, subisce un radicale cambiamento e, viceversa,
Agave pian piano abbandona l'istinto ribelle e velleità politiche, per rifugiarsi nei valori tradizionali della famiglia.
La figura di Leon e le sue dissertazioni filosofiche, oltre il mistero che lo avvolge, sono davvero accattivanti.
Non dico altro, per chi volesse leggere il libro e lasciargli la scoperta individuale.
L'ultima pagina, molto emblematica, mi ha fatto salire qualche lacrima agli occhi.
Bello, bello, bello.
Complimenti a te, Antonella!
Buona giornata!

Arvosana 
2020-07-12

ingegnere

UNA DONNA IN GABBIA di Antonella Polenta
Un romanzo che ho letto tutto d’un fiato, una storia coinvolgente ambientata in un periodo della mia vita che ha visto la mia formazione universitaria vissuta in una città, Pisa, notoriamente politicizzata e poi in un ambito formativo culturale quale la Marina Militare Italiana. Anni che rievoco nella mia mente con grande nostalgia e pertanto mi sono lasciato coinvolgere emotivamente dalle vicende descritte dalla scrittrice che regala un certo pathos poiché nulla è scontato nella vicenda delle due sorelle Alina ed Agave; ecco due nomi particolari che hanno risvegliato in me che porto un nome (Modesto) che mi ha sempre creato grossi interrogativi, la riflessione che la voce narrante fa sua in apertura “ come sarebbe stata la mia vita se mi fossi chiamato in un altro modo”. E partendo dall’inizio le vicende si sono intrecciate e districate in una forma particolarmente fluida e lineare ma al tempo stesso creando quelle aspettative nello svolgimento della trama del racconto che portano a divorare pagina dopo pagina. La figura di Adelina particolarmente a me cara in un momento storico come quello attuale in cui tanta memoria storica del nostro paese è andata persa a causa di questa pandemia, e l’incontro della protagonista con Carlo col quale scopre l’Amore del quale non si abusa sono stati per me grande motivo di riflessione. Ma tutto il romanzo mi ha tenuto incollato allo scritto per conoscere ogni particolare. Segnalo due citazioni di Adelina : “ ……..il dolce trascinamento nel complesso intreccio dell’oblio che racchiude ogni fatto triste della vita in scatole cinesi” e “….la solitudine può essere devastante” ; l’ho scelto quasi per caso, lo consiglio a tutti.

Arvosana 
2020-01-16

UN LIBRO DA NON PERDERE

Recensione di Bruno Brundisini
Ho da poco terminato di leggere l’ultimo capolavoro di Antonella Polenta. Anzi, più che leggerlo, oserei dire che ho “vissuto” il romanzo in un coinvolgimento sia sul piano emotivo che razionale. Infatti, pagina dopo pagina, mi sono addentrato sempre di più nei tumultuosi anni settanta, li ho assaporati, li ho ritrovati nei miei ricordi attraverso le vicende delle protagoniste, Alina e Agave, due sorelle assai diverse tra di loro. Alina, la voce narrante, è la tipica ragazza conformista, o meglio “borghese”, come si diceva allora in senso dispregiativo. Studia farmacia ed è molto brava agli esami, è perfettamente inserita nel “sistema”, in quelle regole sociali e in quelle tradizioni familiari che fin dall’infanzia l’hanno tenuta inconsapevolmente ingabbiata, come un uccello che nel piccolo spazio della sua prigione saltella tra un’altalena e l’altra e non sa cosa vuol dire volare nell’azzurro senza fine. Invece Agave, di quattro anni più grande, è ribelle e contestatrice, e concretizza le sue idee partecipando attivamente a manifestazioni e cortei talvolta assai poco pacifici. L’autrice accompagna le due ragazze in una lenta e progressiva presa di coscienza di quelle catene psicologiche che inconsapevolmente e in modi diversi hanno loro impedito di avere un proprio pensiero. Questa catarsi avviene attraverso esperienze di vita diverse ma spesso parallele e intrecciate tra di loro. Nel romanzo, soprattutto negli ultimi capitoli l’autrice offre momenti di poesia vera. In altre pagine invece coinvolge il lettore in emozioni forti, quali quelle che nascono dal distacco o dalla sofferenza di chi si sente intrappolato in un amore grande, ma sbagliato. Vi sono poi pagine in cui i personaggi, seduti intorno ad un tavolo, discernono di Dio, con dotte citazioni di filosofi e teologi del passato. E’ una cultura nella cultura che non lascia indifferente il lettore esigente, quello che non si accontenta della trama e degli avvenimenti, ma vuole avere anche dei momenti di riflessione su Dio, sui grandi temi della vita e della morte. Tuttavia questi approfondimenti filosofico-religiosi vengono presentati in maniera semplice, con interrogativi stimolanti e risposte dotte che non annoiano. Particolarmente suggestiva, a mio avviso, è la figura di Carlo, il terrorista, tracciata come sempre con poche ma efficaci pennellate, secondo la regola del dire e non dire e del fare agire il personaggio anzicché raccontarlo, lo “show don’t tell” degli autori anglosassoni. Le varie parti sono armoniosamente combinate tra loro come in una sorta di sinfonia che tocca tutte le note del pentagramma in una narrazione matura e di grande spessore. Lo stile è elegante, colto, direi “perfetto”, attento al particolare, attento al lettore come in tutti i romanzi di questa scrittrice dalla penna raffinata e dalla personalità nobile.

Arvosana 
2019-11-26

Il brulichio di catene nascoste:"Una donna in gabbia" di Antonel

Il decorrere della nostra vita si snoda come la bobina di un nastro contenuto in una video cassetta, a volte la pellicola si aggroviglierà e incespicandosi il film dei nostri attimi vissuti si bloccherà non permettendoci di proiettare i fermo immagine degli atti successivi; questa apocope immancabilmente ci crea uno stato d’ansia che, spesso, noi non sappiamo gestire, immortalandoci in cristallizzati granelli di sprazzi vitali noi diveniamo statue di sale infatti così in questo susseguirsi nella nostra prospettiva il presente sarà flemmatico e il futuro inconsistente. La parcellizzazione dei nostri anni, spesso, mortifica la nostra essenza vitale, incatenandoci in prototipi di esseri umani massificati e massificanti e trascuriamo il significato più intrinseco di un termine tanto usato e usurato, ma difficilmente conseguibile nella routine quotidiana: la libertà. Da queste riflessioni ante litteram l’autrice Antonella Polenta si impegna a scrivere e partorire una maieutica socratica di pregevole merito come “Una donna in gabbia” (edito da Bertoni editore); apparentemente, dai primi capitoli, potrebbe sembrare una storia comune narrata da Alina, una giovane laureanda nella facoltà di Farmacia a Roma, la quale ha una sorella maggiore, Agave. Il contesto storico-culturale è quello degli anni ’70, definiti dagli storici “anni di piombo” per i numerosi fenomeni di stragismo politico che si sono verificati. Le due sorelle vivono un ambiente familiare borghese ammantato di idee stereotipate e di modelli preconfezionati e impacchettati “pronti per l’uso”; non reagiranno allo stesso modo in risposta a questo stile educativo, infatti Alina si comporta in modo conforme ai precetti paterni che non ammettono repliche mentre Agave incarna la ribellione giovanile sessantottina, ella è colei che si opporrà alle scelte precostituite del sistema perbenista dell’epoca, a volte anche a caro prezzo. Entrambe avevano letto “Il manifesto del partito comunista” di Marx ed Engels, solo che Alina era perplessa e scettica sulla concretizzazione dei principi comunisti invece Agave si identificava pienamente con le idee del partito comunista italiano. La voce narrante cioè la sorella minore si trova recisa, rinchiusa dalle imposizioni familiari e sociali, la nostra protagonista vive in una “gabbia d’oro”, incatenata in un recinto ella si trova invischiata e impantanata in una palude, come se stesse sprofondando nelle sabbie mobili senza una via d’uscita oppure come se si trovasse in un tunnel senza una via di fuga, Alina non intravede uno spiraglio di luce nella mentalità oscura e gretta allora decide pirandellianamente di lasciarsi vivere permettendo che l’altro, un “qualunque altro” decida al posto suo. Agave (il suo nome deriva da un determinato tipo di pianta grassa) è l’esatto contrario, ella la ragazza di ventisei anni che non si dà mai per vinta, la sua “lotta di classe” è animata da ardore e zelo giovanile, in guisa di questa Jean D’Arque dei figli dei fiori, Antonella Polenta si schiude il varco per romanzare sulle scorribande sessantottine dei giovani sostenitori del Comunismo o del fascismo (un esempio sono stati i “gruppi universitari fascisti” o Guf ancora oggi ricordati) la presenza di Agave nel romanzo costituisce l’azione genuinamente istintiva del donarsi al mondo, alla vita, all’altro come essere al mondo totalmente diverso, invece Alina è rinchiusa nella sua sfera minimalista: la sua casa, la sua stanza, forse è concentrata nel suo Io ipertrofico? Soprattutto nei primi capitoli vive uno stato di chiusura di pensiero che costituisce la sua “gabbia mentale” impreziosita dalle agiate condizioni economiche. L’ambient narrativo catapulta le riflessioni del lettore sul delitto di Aldo Moro e sulla morte del giovane Peppino Impastato avvenute durante il fervore della nascita delle “grandi ideologie” e dello schieramento dei due partiti politici: i Comunisti e la Democrazia Cristiana. Di rilevante importanza sono le sequenze dialogiche intervallate nel romanzo che contengono delle meritevoli dissertazioni che sono state disquisite a livello artistico, letterario e filosofico; le ostinate argomentazioni filosofiche-cristiane dell’appassionato e onesto Leon (l’amoroso di Alina) che lo rendono apparentemente sicuro delle sue asserzioni vengono a sgretolarsi come un castello di sabbia o a cadere come un muro di cartapesta nel momento in cui si confronta con Mino (uno dei fidanzati di Susanna), medico omeopata, sostenitore della filosofia indiana e della “macrobiotica”, Leon si mostra molto affezionato a quell’architrave sulla quale si sono costruiti secoli di filosofia occidentale (greca e giudaico-cristiana). L’autrice è stata molto sagace inserendo anche degli snodi critici sulla mistificazione dell’arte e ai compromessi che gli artisti spesso sono costretti ad accettare; Alina, preda della morsa dei suoi pregiudizi non comprende i motivi artistici controcorrenti di Guy (pittore amico di Leon) tanto da entrare in contrasto con Leon, questi sostiene che i grandi artisti come Van Gogh o Gauguin sono ancora ricordati perché hanno disobbedito ai canoni artistici della loro epoca e non hanno seguito le mode artistiche del loro momento storico. Tuttavia il romanzo intrattiene il lettore grazie a quel pizzico di ironia e di humor saccenti nella descrizione dei vari personaggi come nel caso del ritratto di Susanna, l’amica di Alina. Fra l’altro man mano che l’ordito narrativo si districa ci sarà un’evoluzione delle protagoniste che sorprenderà il lettore, un rovescio dell’inizio che condurrà alle nuove conquistate consapevolezze di Alina perfino Ruggero, merlo e compagno di infanzia della nostra voce narrante, ottiene la libertà. L’animale è desideroso di volare, come Alina in fondo, ma entrambi provano vertigine e sono implumi. Adelina, “zia” di Susanna e donna anziana, il suo nome è fra l’altro con una radice molto simile, questa veneranda signora sarà lo sprone finale per far abbandonare ad Alina la gabbia o le gabbie che la tenevano prigioniera. Quali avventure vivrà la piccola sorellina minore di Agave? Quali scelte prenderà? E Agave da ribelle incallita si cucirà le ali cerate di Icaro?
“La vertigine non è paura di cadere, ma voglia di volare” cit. tratta da “Mi fido di te” di Jovanotti.

Arvosana 
2019-09-22

"Una donna in gabbia" di Antonella Polenta

UNA DONNA IN GABBIA
Due sorelle: Alina e Agave. Due nomi insoliti, due caratteri e stili di vita molto diversi, ma entrambe ingabbiate nel sistema che volontariamente o involontariamente le ha coinvolte (stato sociale, educazione, condizionamenti esterni).
La storia si svolge nel periodo post sessantottino, che i giornalisti hanno chiamato “Anni di piombo” .
Alina accetta volentieri i privilegi che la famiglia, benestante e tradizionalista, le offre. Agave ribelle e libertaria sceglie la contestazione ed è coinvolta dalla cultura predominante del suo tempo.
Nel libro, la voce narrante è quella di Alina, la minore, di 4 anni, delle due sorelle.
In “Una donna in gabbia” la scrittrice esordisce con una citazione di Platone: “Armonia, infatti, è sinfonia e la sinfonia un accordo: ma non è possibile un accordo di elementi discordanti”. Alina ascoltando Tchaikovsky, op. 35 (che vi invito ad ascoltare), fà suoi gli insegnamenti del filosofo greco, coniuga la musica con il suo essere donna ed intuisce l’esigenza di essere in ‘sinfonia’ con l’amore . Una bellissima prima pagina del libro, ma non l’unica.
Tutti i personaggi del romanzo sono psicologicamente ben costruiti. I dialoghi, a volte molto colti, sono coerenti con la loro personalità.
Ometto la trama del romanzo ma vi assicuro che si tratta di una lettura coinvolgente e ricca di spunti per riflessioni personali.
Segnalo Antonella Polenta perché Ella, non scrive romanzi a caso o di getto ma li struttura, li arricchisce, li revisiona, alla fine ti dà qualcosa per cui si prova gratitudine. Assolutamente da leggere.

Prego Bertoni editore di annullare la mia precedente recensione .

Arvosana 
2019-09-22

Una donna in gabbia di Antonella Polenta

UNA DONNA IN GABBIA
Aline e Agave due nomi insoliti, due sorelle due caratteri e stili di vita opposti ma entrambe ingabbiate nel sistema che volontariamente o involontariamente le ha coinvolte.
Antonella Polenta non scrive libri a caso o di getto ma li costruisce e ci lavora molto, alcuni pensano che siano troppo dotti, ma personalmente la preferisco per questo.
Anche in “Una donna in gabbia” la scrittrice esordisce con una citazione di Platone che, nella narrazione, Aline fa sua rendendola più esplicita.
Nel libro la voce narrante è quella di Aline, la minore, di 4 anni, delle due sorelle.
Aline si è appena laureata in farmacia mentre la sorella è già giornalista di assalto per un giornale politicamente schierato.
Aline ha una amica Susanna, vecchia amica sin dal liceo, con la quale vive alcune vicissitudini. In particolare vorrei citare una gita a Spello dalla zia di Susanna Adelina. La gita, complice un anziano che fa da guida, è un’occasione per descrivere i luoghi di San Francesco, il suo carisma, il suo pensiero, il fascino della personalità di Santa Chiara.
Aline ha anche un fidanzato, Leon, conosciuto per caso, un francese che insegna filosofia in Italia, un tipo particolare, con il quale vive un inconsumato amore platonico.
Aline, dopo essere andata a convivere con lui, già da tempo aveva deciso si allontanarsi da Leon perché i misteri della sua sofferenza psichica erano diventati insopportabili per lei.
Aline conosce Carlo per caso, personaggio caratterizzato dalla sua potente moto e un ex conoscente di Agave, ancora per caso, dopo lunghi intervalli, si rincontrano altre volte, poi, non più per caso, vanno a cena ed insieme anche a letto.
Non è vero amore, Carlo è troppo libertario e indipendente per suscitare un vero amore, il loro rapporto è passione pura e travolgente.
Insieme vivono una delle più belle pagine di letteratura erotica .
Brava Antonella Polenta che in questo caso è uscita dalla gabbia.
La figura di Carlo, che finirà in galera per atti di terrorismo, è il punto di svolta di Aline che acquisirà consapevolezza delle proprie potenzialità e la determinazione ad uscire dalla gabbia di una vita condizionata dagli stereotipi della loro educazione borghese. Aline venderà la sua quota di Farmacia alla sua amica-socia e cambierà vita .
Agave, sin da giovanissima dimostra un carattere ribelle e molto risoluto ed inflessibile, le sue idee come tanti di quegli anni, sono marxiste, come giornalista intende denunciare tutte le incongruenze della società di allora.
Prima c’era stato il ‘68, latore di tante idee utopicamente egalitarie ma anche di tanti successi in campo dei diritti civili e dei lavoratori ma a distanza di decina d’anni poco era stato ancora applicato.
Fausto è il fidanzato di Agave, la segue ovunque assecondandola in tutto. La seguirà anche a Napoli dove durante dei disordini Agave viene pestata a sangue e ne esce con le ossa rotte ma con uno spirito ancora più battagliero.
La descrizione del racconto, vittima Agave, per chi in quel periodo aveva già età e capacità critica, sarà una rivisitazione del proprio vissuto, per i più giovani una testimonianza, ovvero, pagine di cronaca che ancora oggi, a distanza di quarant’ anni, non sono diventate veramente “storia” .
Fausto, ragazzo benestante, è innamorato di Agave, ma non è altrettanto corrisposto da Agave. Succederà che quando Fausto pretenderà di conoscere i genitori di Agave per consolidare il rapporto in vista di un matrimonio, riceverà il no definitivo da parte di Agave che è troppo amante della libertà e troppo dedita alla sua professione e ancora di più, alla lotta politica .
Poi , disorientando tutti anche Agave improvvisamente cambierà vita.
Succederà quando, rincontrando un amico medico, conosciuto durante i sui viaggi di reporter, se ne innamora e lo sposerà. Il matrimonio avverrà in chiesa, secondo i canoni più tradizionali della borghesia predominante.
Non credo che le due sorelle cambieranno carattere, non subito almeno, ma quello che avviene nell’epilogo sarà trasformazione catartica delle loro coscienze.
Una cosa è certa di sicuro saranno consapevoli di non essere più in gabbia.
Tutti i personaggi del libro sono psicologicamente ben costruiti e affascinanti . I dialoghi infatti sono coerenti con la personalità, il carattere, lo spessore culturale dei coprotagonisti.
La letteratura di “Una donna in gabbia” è elegante, scorrevole, coinvolgente fino a diventare visiva. Un bel romanzo che consiglierei di leggere al mio migliore amico.

Arvosana 
2019-06-28

Un bel romanzo

Una lettura piacevolissima, che scorre, attira, coinvolge, intriga e al tempo stesso distende, perché ci accompagna in un altro mondo, il mondo della fantasia di una autrice che in questa dote abbonda, e non solo. Il romanzo è realistico, racconta gli anni di piombo, quegli anni oscuri del nostro passato prossimo, che furono lacerati dai semi della lotta armata e del terrorismo, il tempo della paura, delle stragi, delle Brigate rosse.
Ma l'autrice prende questo tempo di lato, per così dire. Lo interpreta attraverso la giovinezza, le speranze, la voglia di futuro di Alina, la protagonista, e dei giovani che le orbitano intorno. È un tempo ricco, quello, di ricerca filosofica, esistenziale, sociologica, spirituale. La figura dell'intellettuale in ricerca, che tenta di cambiare un sistema alienante per la società, ha un grande fascino di pensiero, specialmente sulle menti aperte e coraggiose dei giovani. Alina farà delle scelte, si costruirà il suo futuro, in questo contesto appassionante ma anche pieno di ombre e di pericolo, ma lo farà con una passione travolgente, con coraggio, con occhio limpido, riuscendo a dare forza alla razionalità per mezzo di tutto quello che è irrazionale. Sensuale, audace, pura, un personaggio meraviglioso, di cui innamorarsi. Tra citazioni di filosofia e di dischi che sono stati la nostra colonna sonora di emozioni, questo romanzo scorre come una lirica. Complimenti, Antonella Polenta, un capolavoro!

Arvosana 
2019-06-01

Una donna in gabbia

In realtà, al di là del titolo (che ho trovato molto bello), in questo romanzo (che ho letteralmente bevuto in una sola giornata) di personaggi “in gabbia” — poco importa se coscienti o inconsapevoli, se donne o uomini — ce ne sono molti più di uno. Anzi, per quanto mi riguarda, direi che quasi tutti lo sono, a cominciare dalla narratrice Alina e da sua sorella Agave e per passare agli altri (da Léon a Carlo, da Fausto a Guy, da Susanna ad Adelina e agli altri ancora), sono tutti pezzi importanti del puzzle che Antonella Polenta racconta con la consueta dimestichezza con la parola, che diventa più potente ed evocativa del pennello di un pittore, perché riesce a trasformare il verbo in immagine.
Non è il primo romanzo di Antonella Polenta che recensisco e non posso che confermare i miei precedenti giudizi. In questo caso, quando la storia comincia a essere raccontata, il lettore non può nemmeno lontanamente immaginare quale strada prenderà e, alla fine, come in un giallo (anche se non lo è affatto), i tanti “conti” rimasti in sospeso avranno necessità di essere — e verranno — svelati.
Le gabbie, lo ripeto, sono più di una e sta a ognuno dei personaggi scegliere se uscirne o meno alla ricerca della libertà e quelli che decideranno di farlo — e questo, credetemi, non è un paradosso — non è affatto scontato che, una volta fuori, riusciranno a trovarla.
Sì, perché — come si chiede Alina — la domanda importante é: «la concezione del libero arbitrio è veritiera o fallace?»
Se volete saperlo, non potete che acquistare questo bellissimo libro e leggerlo.
Complimenti, ovviamente, ad Antonella Polenta, ma anche all’editore Jean Luc Bertoni per l’ottima scelta.

Kirjoita arvostelu!

Kirjoita arvostelu

Una donna in gabbia

Una donna in gabbia

Romanzo di Antonella Polenta

Lisätarvikkeet